GRUPPO WHATSAPP GENITORI: NIENTE DI PIÙ SBAGLIATO
Quando il malcostume digitale parte dagli adulti
“Il grande segreto della felicità è accordarsi con la vita, non controllarla.”
– JOE VITALE –
Se siete genitori sarete senz’altro stati inseriti in una chat di gruppo “GENITORI” o, peggio, avete ben pensato di crearla voi. Questo fenomeno, nato per rendere sbrigativi ed efficaci comunicazioni e aggiornamenti scolastici riguardanti il proprio figlio, sta diventando talmente dilagante da essere presente sin dall’inserimento al nido.
Ovviamente non c’è nulla di male nell’utilizzare la tecnologia per facilitare la comunicazione ma è questo che si fa nelle fantomatiche “CHAT GENITORI”?
In queste conversazioni, in genere quotidiane e martellanti, i genitori si “comunicano” di tutto : i compiti dati per casa, le preoccupazioni riguardanti i metodi didattici, la valutazione del lavoro svolto in classe, le scaramucce avvenute tra compagni, le verifiche, i libri delle vacanze, gli scioperi, l’organizzazione di feste e compleanni ecc… e la lista potrebbe continuare all’infinito. Con le chat, per la prima volta nella storia, ad essere più informati sul mondo scolastico sono i genitori e non gli alunni che la frequentano.
Ecco alcuni ambiti in cui sarebbe meglio NON usare le chat per scambiarsi informazioni:
1. CONTROLLO DEI COMPITI: Se aveste una segretaria che si prende la briga di segnare puntualmente tutti i vostri impegni di certo non stareste li a sforzarvi di memorizzarli.
Perché per un bambino dovrebbe essere diverso? Che senso ha scrivere i compiti sul diario se poi, una volta tornati a casa si ha la certezza che nessuno lo aprirà ma si avranno comunque le stesse informazioni? L’appunto dei compiti sul diario insegna ai bambini l’importanza dell’ascolto, li responsabilizza rispetto a quello che è un loro dovere e li rende autonomi nella gestione del lavoro da svolgere a casa.
2. MALATTIE: la comodità di avere sempre le informazioni su didattica e compiti a portata di smartphone permette ai poveri bambini assenti a causa di un malanno di recuperare tutte, ma proprio tutte, le lezioni perse con i relativi esercizi. È invece importante insegnare ai bambini che esistono dei momenti in cui, per varie ragioni, non si può stare al passo con gli altri e che questo in ogni caso non comporterà alcuna disastrosa perdita. Cerchiamo di non trasmettere l’ansia di essere perfetti e il continuo confronto con gli altri. La maestra, una volta che il bambino sarà tornato a scuola, potrà decidere come e quali argomenti far recuperare.
3. DINAMICHE TRA PARI: da genitori non possiamo pensare di controllare tutte le situazioni in cui nostro figlio è inserito. Le dinamiche che si istaurano tra compagni di classe fanno parte del mondo del bambino nel quale, a meno che non ci siano segnali allarmanti, non dovremmo entrare in modo invasivo. I bambini a scuola imparano a rapportarsi agli altri e questo vuol dire fare amicizia, cooperare ma anche litigare e farsi dispetti. È solo in questo modo che possono imparare a relazionarsi in modo assertivo: sperimentando, sbagliando e imparando tanto di sé e degli altri.
4. COMMENTI SULLA DIDATTICA: la maestra, da sempre, è un punto di riferimento per i bambini. Screditare continuamente il suo metodo e il suo lavoro è, oltre che presuntuoso, anche diseducativo per i piccoli alunni. Non possiamo pretendere, infatti, che il bambino riserverà rispetto e obbedienza alla maestra se, per primi, i genitori l’hanno criticata apertamente. Se qualcosa non va, meglio non farne un caso di stato e chiedere un colloquio singolo con l’insegnante.
5. PAGELLE: se la preoccupazione per giudizi negativi o brutti voti è comprensibile, non lo è affatto il continuo confronto con i compagni a cui si sottopongono i bambini. Non bisognerebbe condividere la pagella con gli altri genitori semplicemente perché i voti assegnati dalle maestre non sono voti al bambino ma all’impegno e al rendimento nelle materie in un dato momento. Bisogna capire per primi che ogni bambino è diverso e che la scuola non è una gara a chi fa meglio. Il paragone non fa altro che aumentare la competitività cieca nei confronti degli altri e minare l’autostima degli studenti.
Per concludere, come cerchiamo di insegnare ai bambini, ben venga la tecnologia ma abusarne è sbagliato.
QUINDI?
- Le chat di gruppo andrebbero utilizzare solo per le comunicazioni importanti e realmente utili;
- non dovremmo sempre condividere con i nostri figli il contenuto delle comunicazioni tra adulti;
- passare il pomeriggio su Whatsapp, seppure per il loro bene, ci impedisce di trascorrere un tempo di qualità con i figli fatto di comunicazione vera non interrotta continuamente dalle irritanti suonerie delle chat.
E GLI INSEGNANTI?
Se nelle chat i genitori cercano chiarimenti su esercizi e comunicazioni scolastiche, probabilmente si dovrebbe dedicare maggiore attenzione al momento dell’assegnazione dei compiti e verificare sempre che tutti abbiano compreso e copiato le consegne.
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