COSA SONO I DSA
“Non vi sono motivi filosofici, scientifici e morali perché la scuola debba diventare un luogo di sofferenza.” -Le Vayer-
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono un gruppo eterogeneo di disturbi che riguardano la marcata difficoltà nell’acquisizione delle abilità strumentali di lettura, scrittura e/o calcolo. La caratteristica principale di questi disturbi è la loro specificità: le difficoltà negli apprendimenti scolastici sono significative ma circoscritte, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
Le cause specifiche dei DSA sono ad oggi non ancora chiare, tuttavia è noto ormai che sono disturbi di natura neurobiologica e che non dipendono quindi da fattori psicologici, da pigrizia o da scarsa motivazione. Ai fini della diagnosi, infatti, è importante escludere la presenza di un ritardo mentale, di deficit neurologici o sensoriali, svantaggio culturale.
Ad oggi in Italia la prevalenza stimata per i DSA si aggira intorno al 2,5-3% (Consensus Conference, 2010), anche se è bene ricordare che sono ancora sottodiagnosticati, riconosciuti tardivamente o confusi con altri disturbi (ADHD, fobia scolastica, disturbi del comportamento ecc..). Sono disturbi che hanno un importante impatto sia a livello individuale, con scarso rendimento scolastico, abbassamento dell’autostima e aumentato rischio di abbandono scolastico, sia a livello sociale con una riduzione della realizzazione delle potenzialità lavorative dell’individuo. Nonostante ciò, il riconoscimento e la “legittimazione” di tali disturbi in ambito scolastico ma anche socio-sanitario può dirsi relativamente recente: per una normativa a livello nazionale bisognerà attendere il 2010 con la legge 170 in cui vengono elencate nuove e specifiche norme in materia di DSA in ambito scolastico.
In base alla specifica abilità compromessa, i DSA si dividono in:
DISLESSIA
La dislessia è il disturbo specifico della lettura, più precisamente della velocità e della correttezza del processo di lettura.
L’apprendimento della lettura avviene nei primi due anni della scuola primaria di primo grado, al termine dei quali la maggior parte dei bambini acquisisce un’abilità di decodifica autonoma e automatizzata. Nella dislessia questa automatizzazione non si verifica e la lettura risulta lenta, piena di errori e poco fluente, con notevole dispendio di energie.
Il bambino dislessico si stanca molto più velocemente di un normo-lettore proprio perché il processo di lettura gli costa buona parte delle sue risorse cognitive. Ecco perché i dislessici raggiugono un sovraccarico mentale molto più velocemente rispetto ai loro compagni di classe e possono ad un primo sguardo apparire come pigri, distratti e poco motivati. Sono spesso esposti a insuccessi, a “figuracce” e a conseguente senso di frustrazione e insicurezza, tanto che spesso si rifiutano in partenza di intraprendere compiti per loro troppo impegnativi.
DISORTOGRAFIA
La disortografia è un disturbo della scrittura, più precisamente della correttezza ortografica. I bambini disortografici hanno difficoltà nell’apprendere e memorizzare le regole ortografiche di una determinata lingua, per cui nello scrivere compiono un numero elevato di errori non giustificabili con il livello intellettivo e di istruzione raggiunto. Ecco alcuni errori frequenti:
- confusione tra fonemi simili (ad esempio tra f e v, p e b, t e d);
- confusione tra grafemi simili nella forma (ad esempio tra m e n);
- omissioni di lettere e di doppie;
- inversioni di lettere all’interno delle parole (ad esempio ablero–albero);
- staccare o unire le parole in modo improprio (ad esempio in fatti-infatti oppure laltro-l’altro).
Le difficoltà di scrittura, soprattutto quelle riguardanti la competenza ortografica, sono fortemente associate alla dislessia poiché condividono con essa alcune difficoltà processuali sottostanti, quali la rappresentazione fonologica e ortografica delle parole, il passaggio dal codice fonetico ad uno grafemico e viceversa.
Uno studio intensivo e più costante delle regole ortografiche spesso non porta a risultati positivi duraturi, nel caso della vera e propria disortografia. Sono quindi preferibili misure dispensative (ad esempio sostituire le verifiche scritte con prove orali) e strumenti compensativi quali il correttore ortografico.
DISGRAFIA
La disgrafia è un disturbo specifico della scrittura che riguarda però l’aspetto grafico e motorio. E’ una specifica difficoltà nella realizzazione manuali dei grafemi che porta ad una scrittura disordinata, lenta e incomprensibile.
Ecco come si manifesta:
- difficoltà a seguire il rigo della pagina;
- la distanza tra le parole può essere troppa o insufficiente;
- in una stessa parola alcune lettere possono essere scritte in corsivo e altre in stampatello (scrittura allografica);
- difficoltà a riprodurre le lettere secondo il giusto orientamento;
- impugnatura scorretta della penna;
- tratto grafico troppo calcato o troppo debole.
E’ bene intervenire subito nella disgrafia, prima che il processo di scrittura venga automatizzato. Può essere considerato un disturbo di poca importanza ma in realtà va ad incidere negativamente sul rendimento scolastico del bambino. Spesso la disgrafia può essere scambiata per negligenza, scarso impegno e disorganizzazione generando una serie di incomprensioni tra alunno e insegnante che di sicuro non incidono positivamente sull’apprendimento.
Se presa per tempo (tra i 6 e i 9 anni) si può tentare un recupero e un potenziamento delle abilità grafo-motorie, in seguito sarebbe consigliabile, come per la disortografia, l’uso di misure dispensative e strumenti compensativi (ad esempio uso dello stampato maiuscolo e della tastiera).
DISCALCULIA
Per discalculia si intende un disturbo specifico del calcolo che coinvolge sia il sistema dei numeri che il sistema del calcolo. Il primo fa riferimento alla conoscenza numerica, ovvero all’insieme di capacità che consentono di capire le quantità e le loro trasformazioni. Il secondo sistema fa invece riferimento alle capacità di calcolo, ovvero l’insieme dei processi che consentono di operare sui numeri tramite operazioni aritmetiche.
Il discalculico ha difficoltà nel leggere e scrivere correttamente i numeri, nella comprensione delle quantità, nel memorizzare le tabelline e nel calcolo scritto e a mente. La risoluzione dei problemi matematici di per sé può essere buona, ma il più delle volte risulta compromessa da un eccessivo dispendio di energie per i numeri e il calcolo.
Gli errori più frequenti sono:
- omissioni e inversioni dei numeri, difficoltà di comprensione delle decine, centinaia e migliaia;
- difficoltà nel riconoscere i simboli numerici;
- difficoltà nel rispettare i segni delle operazione e nel metterle in colonna;
- difficoltà nel memorizzare le tabelline.
Affinché si possa parlare di discalculia vera e propria è d’obbligo verificare il carattere di persistenza e resistenza del disturbo. Ciò significa che le difficoltà devono emergere fin dalle prime esperienze scolastiche, avere conseguenze negative nei compiti di vita quotidiana che richiedono abilità matematiche (ad esempio pagare e ricevere il resto) e persistere anche dopo un intervento terapeutico.
Leggi anche:
Lascia un commento